ALDO MORTO
ALDO MORTO

ALDO MORTO

Aldo Morto
Frosini/Timpano

Teatro Politeama, 2 ottobre 2013 h.21
3 ottobre 2013 h.10 (scolastica)

amnesiA vivacE
oggetti di scena Francesco Givone, disegno luci Dario Aggioli, registrazioni audio Marco Fumarola
editing audio Marzio Venuti Mazzi, collaborazione artistica Elvira Frosini
aiuto regia Alessandra Di Lernia, elaborazioni fotografiche Stefano Cenci,progetto grafico Antonello Santarelli
produzione amnesiA vivacE
con il sostegno di Area06 in collaborazione con  Cité Internationale des Arts,Comune di Parigi
si ringrazia Cantinelle Festival di Biella

drammaturgia, regia, interpretazione Daniele Timpano

Spettacolo vincitore Premio RETE CRITICA 2012, Segnalazione speciale Premio IN – BOX 2012

Un bel mattino ci sveglieremo e capiremo che siamo morti” [ Claudio Lolli, 1973 ]

« Desolato, io non c’ero quando è morto Moro. Aldo è morto senza il mio conforto. Era il 9 maggio 1978. Non avevo ancora quattro anni. Quando Moro è morto, non me ne sono accorto. Ma dov’ero io quel 9 maggio? E cosa facevo? A che pensavo? E soprattutto a voi che ve ne importa? È una cosa importante cosa facevo e che pensavo io a tre anni e mezzo? Aldo è morto, poveraccio. Aldo Moro, lo statista. Che un certo Moro fosse morto l’ho scoperto alla televisione una decina di anni dopo, grazie a un film con Volontè. Un film con Aldo morto. Ci ho messo un po’ a capire fosse tratto da una storia vera. Oh, mio Dio! Hanno ammazzato Moro? E quando? Perché? E come? Lo hanno trovato nel bagagliaio di Renault 4 rossa, undici colpi sparati a bruciapelo addosso. Oh, mio Dio! Hanno ammazzato Moro! Brutti bastardi. E vabbè, pazienza. Niente di importante. Cose che capitavano negli anni ’70. Bisognava fare la rivoluzione. Chi? Brigate rosse. Era il 9 maggio del 1978. Non avevo ancora quattro anni. Brigate rosse, sì. Ma rosse in che senso? »

Un attore nato negli anni ’70, che di quegli anni non ha alcun ricordo o memoria personale,  partendo dalla vicenda del tragico sequestro di Aldo Moro, trauma epocale che ha segnato la storia della Repubblica italiana, si confronta con l’impatto che questo evento ha avuto nell’immaginario collettivo.  In scena, assieme al suo corpo e a pochi oggetti, solo la volontà di affondare fino al collo in una materia spinosa e delicata  senza alcuna retorica o pietismo.