
di e con Dario Natale
paesaggi sonori Alessandro Rizzo
consulenza e supporto Domenico B. D’agostino,
Subhaga Gaetano Failla
locandina Pasquale De Sensi
foto di scena Andrea Torcasio
comunicazione Domenico B. D’Agostino
produzione Scenari Visibili / TIP Teatro
Scheda Artistica
Anteprima – Spazio Teatro (Reggio Calabria) 12-13 aprile 2025
Se i colori possono rappresentare un codice di archiviazione della nostra memoria, allora può esistere un richiamo cromatico che serva a richiamare i ricordi quando essi iniziano a disperdersi. “Non c’è blu senza giallo senza arancione” diceva Van Gogh, e potrebbe anche significare che non c’è felicità senza tristezza. Ma in quella particolare luce cangiante che investe lo Stretto di Messina, basta osservare il colore “cielo che passa”, per riconoscere tra i due estremi che non si possono più toccare, il senso di una vita.
Capita in questo tempo di vederne davvero di tutti i colori, ombre sempre più minacciose si addensano purtroppo sul futuro delle nuove generazioni, che viene da chiedersi quale sia il rimedio, come orizzontarsi nella nebulosa, e se la memoria degli uomini, quella che non aduna fantasmi, ma che può consigliare nuove prospettive, sia ancora oggi necessaria. Forse approfittando di questo dubbio, le problematiche neurodegenerative, predoni dei ricordi, dilagano nelle case e nelle città, tali da indurre alcune città a pubblicare sui loro siti numeri verdi da chiamare in caso di incontri con persone affette da disturbi cognitivi. Insomma, sempre con maggiore frequenza, si esce dalle case senza saperle ritrovare, uomini, donne che, come i personaggi del finale di Fahrenheit 451, camminano per le strade con un bagaglio di storie da trasmettere, prima che esse scompaiano.
Saro, in vita sua ne ha viste davvero tante, sia in tempo di pace che di guerra. Sa che non potrà mai collegare il suo passato a questo presente dai valori rovesciati, dove smarrita è la misura del limite e del degrado. Si chiede il perché, Saro, pretende rispetto della sua condizione, della sua insufficienza, sa che al prossimo lampo, colto dai suoi sensi, aprirà il libro delle meraviglie: la vita che ha vissuto.
Horcynus Orca di Stefano D’Arrigo, le suggestioni di Il Giappone a Colori di Laura Imai Messina, le parole e gli scritti di Osvaldo Pieroni, hanno gettato le basi del ponte sospeso su cui è salito Saro, una passarella che appare e scompare, unico ponte da cui guardare lo Stretto di Messina, lo Scilla e Cariddi, in quanto patrimonio presente e futuro di pesci, uccelli, esseri umani, mostri marini.
“…è soprattutto l’interpretazione di Dario Natale che, nei due versanti – quello dell’ascoltatore e quello del sognante narratore – vede l’attore incarnarne letteralmente le personalità, le paure, le sfaccettature: seduto sulla panchina al centro della scena – che diventa il luogo di incontro tra i protagonisti – o spostandosi su un lato del palco, sotto una luce che fa quasi da specchio a Saro mentre parla con se stesso, Natale diviene parte dei due personaggi, traducendone gesti, vocalità, risate e, alla fine, una commozione visibile e autentica.” (Paola Abenavoli, paneacquaculture.net)